#biodì: la soia
Curiosità sul legume coltivato da più di 5500 anni.


17 Gennaio 2020
La soia, il cui nome scientifico è Glycine max, è una pianta annua appartenente alla famiglia delle Leguminose o Fabacee. Coltivata da circa 5500 anni in Oriente, dall’inizio del XX secolo si è diffusa anche in altre regioni geografiche. Il seme, che somiglia a quello del fagiolo e assume colorazioni diverse in base alla varietà, è racchiuso nel frutto, che ha forma di un baccello.
Tra i legumi, la soia ha il più alto contenuto proteico: sono presenti ben 36/37 grammi di proteine ogni 100 grammi di prodotto. Differisce, inoltre, dalle altre leguminose per la quantità di lipidi (20-25%). Queste caratteristiche hanno portato la soia a essere utilizzata come alimento cardine nelle diete tradizionali di gran parte dell’estremo Oriente, in diverse forme, dal tofu al tempeh, da shoyu e tamari al miso, dai germogli agli edamame.
È un alimento molto versatile e ricco di macro e micro nutrienti. Gli alimenti a base di soia, oltre a garantire un buon apporto di proteine, contengono grassi polinsaturi essenziali, fibre, minerali e vitamine (una porzione di soia di 50 g contiene circa la metà del fabbisogno giornaliero di tiamina o vitamina B1).
La soia, come tutti i legumi, assorbe azoto dall’atmosfera e lo trasferisce al suolo, contribuendo a limitare l’uso di fertilizzanti. È una coltura particolarmente adatta alla rotazione.
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